Hodites rapito dal tempo

Hodites rapito dal tempo


Fai surf sulla cresta dell’onda, padrone del mondo.
Ma poi giungi a terra, lambisci accattone la riva.

Come hai passato l’estate, che ti vedo disfatto?
È spento il tuo sguardo, non vedo i tuoi occhi.
Non ti fai più nemmeno la cresta. Che t’è successo?
Mi sa che le hai prese; ti hanno spezzato la schiena.
Forse ancora sorridi, ma non ti senti contento.
Un lugubre velo s’è steso sui giorni a venire.
Perché così stanco il tuo passo, hai piombo nei piedi?

Del bosco, attraversato dai raggi di luce,
non vedi, non senti, non vivi il fermento di vita:
da lontano vedi solo il verde cupo foresta,
che più non interessa, ed anche cancelli i ricordi più belli.

Ora è così: la triste noia di un carcere tetro,
il sorriso dipinto di un clown che fa rider pagato.

Il diamante scoperto all’inizio d’estate
è giù in fondo a un cunicolo dentro una grotta.

Chi ti ha sbattuto in faccia la porta?
A te, che già camminavi su batuffoli bianchi di nubi?
Il tuo corpo più non sentiva fatica, dolore, fiacchezza,
ma ora ti vedi davanti, ed è questo il tuo volto:
sangue, sudore e lacrime.

Sei spezzatino per la festa del patrono,
sotto il tendone, musica a palla, nei piatti di plastica.

 

Iseo, 13 settembre 2011

Hodites vestito di aria Fammi accendere


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Hodites rapito dal tempo by Vittorio Volpi
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On line dal 14 settembre 2011

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