Il falco

Il falco

 

Cammino di gomma nell’etere fitto,
affondo leggeri i miei passi in bambagiosi pensieri:
è questo quel vento e le piccole nubi che vedo stamane nel petto.
Dolce-tiepido è l’aere dell’autunno incipiente.

Mi mappo a memoria gli spazi ben noti,
potrei giocare al teatro o muovere i pezzi agli scacchi;
non vorrei arrivare sin lì, né pur per conforto:
non voglio inventarti, né averti ricordo: ti preferisco chi sei,
pagando tua assenza con un bianco di nebbia.

Sorvolo planando i tuoi luoghi come falco nel cielo,
non io ti voglio cacciare: attendo il richiamo
per griffarmi al tuo guanto, per marcarmi il tuo sguardo.
Abbiamo una preda comune per svago e diletto.
Non sono uccello di gruccia, io stesso t’ho eletto mio donno:
amiamo le cacce, le vaste verdi distese che si perdon lontane.
Amo star sul tuo pugno e quando mi slanci su in alto a volare:
in quell’avventura pensiamo lo stesso pensiero,
siamo insieme come una sol creatura, com’aquila ancipite.

Trottiamo centauri su cavallini robusti e nervosi,
per un giorno valgo più della mela dorata di un Reich.
Gli grido dall’alto il mio strido, lo ode e s’affretta:
una rupe selvaggia risguarda sul mondo che vasto dinanzi si stende.

È beato padrone di tutto, di me, e anche di sé:
liberi planiamo su in alto, lasciati catene, sigilli, ermellini;
padroni alla fine di nulla, ché il nostro volo fu solo di un giorno,
pur contenti per sempre perché anche oggi siam vivi.

Iseo, 28 settembre 2011

Il gran ben che fra noi ci vogliamo Fragranza d’osmanto


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