Il leprotto

Dopo mezza la notte in cui ci siamo sociati
nudi a badarci del sentirci vicini,
ad assaporare di quanto i corpi son vivi,
non ci basta che le pelli si tocchin,
che i fiati s’esalino insieme,
che le carezze ci conoscano i corpi.

Alziamo i chiavistelli, sciogliamo quei péschi
ed entriamo: dalla soglia già tutto scorgiamo.
È buio all’interno, ci guidiamo a tastoni.

I cani da lepri san ben dove andare:
la lepre ripassa e ritorna all’usata callaia,
risparmian gli abbaii, è grossa l’alena.
Rivedon la preda irraggiunta che corre a balzelli.
Hanno gran rabbia che non sanno piegare il destino
e pur sanno che è la libera preda che fa bella la caccia.
Quel leprotto l’han già mille volte con gli occhi mangiato,
ma sentire la vena del collo sotto i denti pulsante
e lo sguardo che conta i secondi rimasti di vita
è gioia del cane, ineffabile,
che fra le zampe ancor vivo lo tiene
e lo fa cacciatore.
Riprende tutta l’aria che ha perso correndo,
fin che viene il padrone
che alza il leprotto per la pelle del collo.
Ha negli occhi il terrore come vedesse un lupo del Taigeto.
Non sa: da sé zampilla provvida urina
negli occhi dell’uomo, che lascia il leprotto,
e questi s’inselva nei vepri.

Senza cani e senza paura,
si può far domestico un curioso leprotto.

 

Cremignane, 31 maggio 2011 (notte)

Il lapsus Troppo mare

Francesco Cusimano, protagonista del film di Aurelio Grimani La discesa di Aclà a Floristella (1992)


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Il leprotto by Vittorio Volpi
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On line dal 6 Giugno 2011

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