La finestra
Vedo in sogno casa tua, dipinta color rosso sangue.
Cammino lungh’essa sul lato più lungo,
m’immagino dentro il grande soggiorno.
Tutte le finestre son chiuse: siete partiti.
Un cane diventa randagio o cattivo, si lascia morire,
quando capisce che non ha più i suoi padroni.
Un passerotto che ti entra in casa per sbaglio
non sa che c’è il vetro fra lui e la luce.
Così noi, che continuamente cozziamo...
non sappiam contro cosa, ma le cose non vanno!
Altre volte siamo invece aspettati e condotti per mano!
Siamo ospiti in casa della Fortuna?
O ci manca una forza, un saper per aprir le finestre?
Che poi, non c’importa la sfida del fare,
ma fan troppo male le ditate dell’alluce urtando una sedia.
Non può esserci un unico dio che spinge e respinge:
se la sbroglin fra loro e non sulla pelle e la vita che è mia!
Ho capito che ci sono sentieri e pertugi: ma valli a trovare!
Ah! mi dici che è questa ricerca che fa la mia strada, la vita che è mia?
Che non è l’avverso destino, ma che tu devi esser cotto a puntino?
È così che mi vivo la vita: fra voli, rivoli e craniate nel vetro.
Qualcuno beffardo mi ride alle spalle,
m’affama per vedermi saltare, davanti al mio viso mi spenzola un’esca.
Forse è più onorevole patire la fame, nutrirsi di bacche selvatiche,
che elemosinare un boccone alla mensa del ricco, che ti vuole giullare.
La casa rossa è ormai chiusa: non c’è più nessuno. E si chiaman padroni.
Sob!
Che sia meglio se faccio da solo?
Cremignane, 8 luglio 2011
La finestra by Vittorio Volpi
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