Ninfee

Ninfee

 

Dopo l’allenamento notturno il pensiero mi pare più perspicace.
Le questioni che sembravano ostacoli si sono appianate.
Chi è venuto a parlarti, a portarti nella notte consiglio?
I nodi che sembravano stretti si sono allentati e disciolti:
non son riuscito a vedere come han fatto, d’un tratto li ho visti spariti.
Ho viaggiato durante la notte, ho visto persone, vissuto situazioni.
Ho vissuto virtualmente: nulla o quasi ricordo, ma le cose all’occorrenza le so.

Il pensiero è come il tappeto di verde che si vede in questi giorni in torbiera:
fra poco si apriran le ninfee, fitte da toccarsi l’una con l’altra.
Non vedo donde traggan radici, ma dal nero dell’acqua e dal fango spuntano candide.
Si distende la mente al solo guardarle, fino a far cessare i pensieri.
Che vale di più il mio pensiero a commento, il ripasso di nozioni di scienze?

Faccio spazio all’immagine che m’è entrata pacata, lo sguardo a zig-zag
come navetta ritesse il disegno, riflette alla mente quei fiori che galleggian nel verde.
E così, da desto, contemplo i pensieri che nuovi son pur meraviglia.
Ci nuoto toccando or l’uno ed or l’altro, li sfioro con la mia piccola barca.
Se li colgo, ad esempio pensando ad un uso, li condanno ad appassire:
fuori dalla loro natura, anche in un vaso di vetro mantengon bellezza e gaiezza;
aggiunge bellezza e rende perfetto un volto di sposa la bianca ninfea.

È qui che c’è un nodo, non c’importa della morte dei fiori recisi
se è per l’addobbo solenne e festale di un rito che dura solo quel tanto.
È vero che poi anche il fiore naturalmente si muore… portando il suo frutto.
Chinano il capo appassendo i fiori che han reso belle e gentili le case.
Anche i pensieri a lor modo diventan nel loro ambiente maturi… nel frutto di un fatto.

 

Cremignane, 07 giugno 2015 (5:50)

 

Misura del mondo Come è viva una foglia


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