Onidala
(Aladino a rovescio)



Che vuole il tuo genio da me,
che continuamente mi chiama,
mi manda visioni sul come e sul dove
e poi tutto, perfetto, si avvera?
Non posso che risponder Comandi!,
uscir dalla lampada e venire ad incontrarti.

Non so poi quel che passa in un ciao.
La magia ha funzionato ancora una volta.
Il rapporto oggettivo registra un contatto.

All’avvenire (1) ci pensano i geni, è compito loro,
noi dobbiamo esserci, far accader la visione.
È solo poi un brevissimo ciao, ma l’abbiamo fatto accadere.
Noi ci possiamo muovere nella realtà,
le cose concrete sono il nostro dominio.
Ma i sincronismi perfetti, le coincidenze?
Una su mille di mille miliardi?

Dopo non possiam che vedere che questa è la strada,
l’unica strada per noi, la vita che davvero vogliamo per noi.
Attraverso improvvisi pertugi percorriamo un labirinto di sfere,
l’un dentro l’altra a matrioška, e un fagiolino per ultimo.

Siam solo noi nella nostra ultima piccola sfera,
tutto il resto del mondo e del tutto lo vediamo d’intorno,
ci giunge attutito; e quando siamo a giusta distanza
arrivati ciascuno da una strada diversa,
negli occhi ci brilla la gioia di esser presenti.

Il tempo di un ciao, ed è consapevole vita.
I nostri geni lo sanno, e sempre si divertono
a rovesciarci i sensi e la vita.

 

Iseo, 4 giugno 2011

 

(1) Accidentale sovrapposizione di significati fra avvenire, sinonimo di “accadere” e avvenire nel significato di “futuro”. È in questo “schiacciamento” del tempo che sembra agiscano i geni personali. Accade ora, ma parrebbe per sempre, da sempre.

 

Troppo mare Son sazio di te


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