Corpo armonico
Un vento di fluidi suoni m’avvolge e accarezza.
Penetra negli interstizi fra muscolo e osso, fra tunica e nervo.
Più che suono è una forma di luce,
che mi esplora, fa l’inventario di tutto me stesso:
vede le offese subite, il dolore sofferto, le cicatrici lasciate.
E più, si concentra con cura amorevole
su un cappio che ancor stringe un organ malato.
Il suono continuo è consone al corpo,
zappetta ogni cellula e si china a baciarla.
I nodi me li ha stretti la mente, or sono tant’anni,
son concresciuti, come fa un tronco con un filo di ferro.
Il suono riattiva la stretta, come fosse ancor nuova.
Ringrazi quel suono che sembra venir dalle stelle,
dalle radici degli alberi, dal ticchettio della pioggia.
Son dentro ad un tuono, un vulcano, le cascate Iguazú.
Mi colpisce un fragore assordante, un bombito immane,
cui succede una calma distesa e senza pensieri.
Ammutolita è la mente, la parola, basita, sospesa, rapita.
Mi riverbera dentro il continuo rimbombo d’un’eco pacata:
in quiete e placato è tutto il mio essere.
Campanellini di fata mi riportano a casa,
ed eran campanule azzurre, bianchi mughetti, digitali purpuree...
Sono ancor tutt’intero, ogni cellula a nuovo.
Ora so del filo di ferro, arrugginito sotto la pelle,
che ancor stringe un po’...
Il boia è morto da tempo, la piazza svuotata,
il patibolo scricchiola, la sentenza slavata.
Cremignane, 19 giugno 2012
Corpo armonico by Vittorio Volpi
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