Ècate malevola

Ècate malevola

Odiosa, invidiosa, regina dell’Èrebo
non vuole che nostre strade s’incrocino.

«Da quando è concesso agli umani
ottener senza noi quel che lor più aggrada?
Se più non ci sono devoti, come possiamo aiutarli?»

«Non mi vendo la pelle, ci perdo anche la faccia.
Ha un prezzo l’aiuto che date:
ti ci vendi la vita, boia Faust!»

Ti dicon ch’è boria resistere,
che già tutti han portato lor vita all’incanto.
Non più voglio arrivare a un crocicchio,
se lì Ècate io debba incontrare.
È hybris di fronte agli dèi lasciarli alla porta.
Se la sfanga mia carne fin che forza n’avrà.
Morrò almeno contento di me, senza debiti indietro,
o speranze... che valgono se più non han tempo?

Uomo io sono: la potenza di un verbo, e tutto il suo senso.
Sfrattati gli dèi, le innumeri fedi e un unico Credo globale,
rimani sol tu con la carne e i tuoi anni,
e un cuore che imperterrito pulsa...
oh, quanto “simpatico” che l’ultima parola si abbia;
che non le parole ti mettano al mondo,
senza quel verbo, che comanda anche all’essere:
qual furto sacrilego!

Preferisco dunque il silenzio all’efflato creatore.
«Tu bestemmi». Sento già il crucifige.
Completo, mi basta il mio satisfecit.
Più gran ricompensa non n’ho: son contento di me.

Fo guerra al destino, nel pensar che non sia.
Mi vivo l’oltranza ascoltando il mio cuore che batte.
Vivo mia vita:
d’altro non careo, d’altro a mia vita che cale?
Se non forse talvolta un poco anche amare.

 

Cremignane, 13 novembre 2011 (mezzogiorno)

Viaggio sciamanico Paradossi


Creative Commons License

Ècate malevola by Vittorio Volpi
is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

On line dal 14 novembre 2011

Copyright © Vittorio Volpi - 2011

.