Paradossi

Paradossi

L’amore, se bene lo ascolti, ti ferisce.
Nel tuo amor proprio.
Senso e controsenso del vivere,
dal loro sfregarsi sprizza una rossa scintilla.

Pensi in buona fede di far bene in un modo:
un sorriso tutto ti approva, e poi nulla più segue.

Pensi le trappole più delicate, gli zuccherini più dolci:
la preda sei tu, con l’amaro d’aver nuovamente fallito.

Più t’avvicini, di tanto s’arretra:
t’allontani e l’hai sempre in pensiero.

Ti rimproveri quasi il tuo dolce far niente:
e nuovo fatto, mai visto, da solo s’intesse.

Ci metti passione, il sangue è in bollore:
ti s’arrossa la vista, impazzi come fossi in battaglia.

Pensi d’esser te stesso, signore e padrone:
come un cane ne baci l’orme dei piedi.

Ti senti vuoto e strapieno, sicuro e tentenni.
Vorresti anche andare, ma stai; t’imponi rigore e sei farfallone.
Ti senti te stesso e nessuno; etereo, ma non senza carne.
Fai cose speciali che fanno anche tutti; l’attimo d’ora è come già fu.
Sembra quasi ti voglia annullare, e poi fai primavere, tracanni elisir.

Chi ci capisce è bravo... e più bravo chi nulla ne sa,
e nulla vuol del resto saperne.

 

Cremignane, 17 novembre 2011 (notte, ore 4)

Ècate Malevola Lucherino di monte


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