I lavacri di Palalde

I lavacri di Pallade

Sa di timo fragrante l’aria d’intorno
     di vaniglia, di resina odorosa, di pollini.
     Il sole fa rosse le gote sudate.

Una brezza dal mare rinfresca le tempie.

Fra le canne del rivo trilla gaio un uccello.

Pini ed eucalipti ombreggiano il sito silente.

Lo sguardo vaga alla ricerca d’un seggio fra l’erba
     a farsi lambire i piedi accaldati dai passi
     nell’acqua corrente che il corpo tutto ristora.

Lì t’ha condotto un pensiero:
     una ninfa ha chiamato
     s’unirà con te,
     ignaro degli usi suoi propri.

Fremon le labbra per la voglia d’un bacio
     in cerca d’un viso fendon l’etere gli occhi
     e nasce dall’intimo,
     dall’anima si dona una forma.

Siam fatti di carne,
     amiamo sopra ogni altro la carne
     che nutre viva lo spirito,
     e i sensi, e l’ardore.

Così che anche lo spirito abbia odori e colori
     di questa primavera di luce
     e nuovo colore.

 

Béziers-Perpignan, 17 marzo 1997

 

Sirena Il dio della strada

 


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