La nudità del mio corpo 
  
Nudità è un vettore che mi porta in altrove; 
  divento astronave e buco lo spazio d’adesso 
  per entrare in un altro me stesso, ma sono ancor io.
Mi par di viaggiare in un mondo perfetto e bellissimo, 
  oppiato nel corpo da percezioni che il corpo stesso mi manda. 
  Una luce s’irradia, che non sapevo d’avere – e pacifica. 
  Mi sento oltre perfin la bellezza, sono la gioia che la bellezza produce.
Non lo fo per nessuno, son già oltre quel gate . 
  Sento il traliccio dell’ossa diventarmi seta dorata, 
  un nerbo flessibile con la forza di un bue: di questo io vivo. 
  Nemmeno mi vedo da nudo, ovvio che sono, lo so che son io. 
  Sono espansa eidesi, un dio gnostico, buco nero e big bang.
Non mi coglie, da nudo, l’effettuale presente, né gli strali da fuori. 
  senz’armi perché invulnerabile, splendente diamante, tutto me stesso. 
  Son mille foglie, ardenti del fuoco d’autunno – ma hanno vissuto. 
  Son corteccia mimetica di platano eccelso, di altissimo pioppo. 
  Son piccino, misurato col metro; in natura son sempre a misura.
Seguo un’onda a spirale che mi porta ad un minuscolo centro, 
  nemmeno è simmetrico, all’incrocio di rette nel mezzo di un foglio. 
  La conchiglia d’un nautilo mi porta al suo cuore, m’inoltro in altri universi. 
  E son fra le stelle: do capocciate nel vetro del tempo come povero passero.
Le molecole sanno, i fotoni attraversano, accendono mondi. 
  Sono ancor sul sentiero in colma alla balma, foglie secche per terra. 
  Vado, ogni passo è il presente – fuggente, attimo bello e gradito: 
  non sta fermo un raggio di luce, né io, quando m’illumina la nudità del mio corpo.
Cremignane, 22 ottobre, 4:10
La nudità del mio corpo by Vittorio Volpi
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On line dal 22 ottobre 2018
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