Meditando sul nudo 
  
Il corpo apre porte che nemmeno sapevi potessero esistere:
   non le vedevi, troppo abituati a vederle – e diventavan parete.
   Ne apri una e vedi un panorama di grandi valli e picchi rocciosi;
   e poi un’altra: ed è una spiaggia bianca giù ai tropici;
   od anche una libellula ruggine: scattosa davanti ai tuoi passi.
Mi tolgo i vestiti davanti ad un pascolo verde inondato di sole.
   Lo spazio che vedo, per vasto che sia, a vertice mi entra nel corpo.
   Legato alla Gulliver da fili dorati di ragno che non oso strappare;
   aghi di flebo che sento mi nutrono, fibre ottiche in cui passa un sapere.
   Pori che son mille occhi, orecchi che ascoltan, papille che gustano.
   Mi riempio, mi sazio: l’aria mi tiene sorretto, teso come un palloncino.
Il sesso m’illude: la chiama libertà, presenza legittima, assertiva.
   S’espande, mi nasconde il pensiero, m’innerva da dentro le membra.
   Ascolto il mio ego: cromosomi impazienti che nuotan come girini.
   Ma poi parti, decolli: un razzo in iperbole ti porta in altrove.
   Un’aura dal corpo s’espande, mille fosfeni, cercando i fratelli;
   mille fotoni: una luce invisibile, solo energia, con la scorza di un pioppo.
   Siamo della stessa sostanza, della stessa materia, non serve pesarla.
È un fiore il tuo sesso: volan le samare, grilli sonori gli amenti.
   Il fiore d’un uomo che tende al suo frutto; morder la mela.
   Un occhiello che a vite s’interra per tender filari di viti.
   L’immagine tradisce, con le forme distinte, il pioppo e il mio corpo,
   ma siamo pur d’esso tutt’uno: il nudo mi chiarisce ogni cosa.
La foto mi tende in adesso: la fisso e un ruscello mi arriva.
     Il nudo è degli uomini. Non conosce Natura, se non l’essere in sé. 
Cremignane, 12 agosto 2018, 6:00
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  La nudità del mio corpo
 La nudità del mio corpo 
Meditando sul nudo by Vittorio Volpi
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On line dal 17 agosto 2018
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