Lucherino di monte

Lucherino di monte

Lucherino di monte che a volo trapassi le valli e le vette,
che chiami nel vago qualcuno che ancor non conosci,
pòsati un poco su un ramo d’ontano,
bevi a quell’esile rivo che corre fra rive di musco.

Un viandante ti tende ospitale le palme,
non temere di trappole o toschi:
affettuoso t’ammira, vuol farti da nido.
Becchetti sulla pelle minuscoli brinci di pane.
Non è cacciatore, anche lui riposa del viaggio.

Si libra sospeso a bezzicar dalle labbra una piccola crosta.
Diresti quel coglier piuttosto ch’è un bacio, ch'è un grazie.
È liscio il piumaggio, color denso le penne,
e un filino d’odor di selvatico che sa di resina e gemme.
Occhietti rotondi, lucidi e neri, vispi di vita, son tutto di lui.
Muove il capino a ripulirsi il becco e le ali,
sta quieto a suo agio come su un ramo di pino.

«Tu che vedi dall’alto i sentieri, fammi da guida.
La fiaba è ancora all’inizio, con tutto che deve ancora accadere.
Per te la natura son begli ordinati arabeschi,
e noi, con tanto di scienza, vediamo misteri, disordine e caos.
Mi porti nel giallo, nel verde ed azzurro, nell’acqua argentina,
nel fruscio di musetti che frugano, di zampette che raspan la terra,
nel bombito immane d’un gran temporale, nella pioggerellina di maggio.
O lucherino gran saggio: sai tutto... e non t’importa di nulla.»

Cremignane, 27 novembre 2011

 

Pubblicato su «El Caròbe» anno XLV, nr. 4, Inverno 2011, p. 283.

Paradossi DNA puro


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On line dal 27 novembre 2011
Ultimo aggiornamento: 4 dicembre 2011

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