Hodites vestito di aria

Hodites vestito di nero

A scadenza prevista compattiamo l’esistente nel tempo;
a brani uguali tranciamo il fluir della vita.
Entro quel culmine s’ha da ridursi quel che abbiamo di mira.
Se poi nulla accade giriamo la chiave ad iniziar nuovo tratto.

Ma fermo allo stop, pronto ad andarmene altrove,
vedo Hodites vestito di nero, anche lui fermo al suo stop.
Per lo scarto di un attimo: neppure uno sguardo, un saluto.
Lo scoccar dell’esatto minuto ha isolato fra loro i comparti.

Del vivace piumaggio screziato e fiorito che fiero sfoggiavi
tutto s’è perso: e la voglia d’estate e i sorrisi agl’incontri.
Vesti l’impenetrabile nero di chi non vuol dire o vedere,
di chi vuol stare da solo a cercar di capire,
sempre col fiato sospeso di chi cade in abisso,
di chi non ha più nemmeno paura, perché tutto ormai è perduto,
e rimangon soltanto gl’istanti contati fin che poi ti sfracelli sul fondo.

Vorresti correr a raccogliere la caduta di quel povero essere,
che non è già più materia, impalpabil fumaggine,
un denso polviglio in forma di Hodites,
che sfugge alle braccia e si disfa in molteplici vortici.

Pur nella mente mi rimani intatto com’eri;
potrei ancor rianimarti, colorarti i granelli della nera fuliggine:
non t’è rimasto un sol bruscolino di luce,
non un’oncia di forza neppur per guardare, neppur per volere.
Ricordo il baglior del tuo sguardo: or lo vedo che opaco si smuore,
una mano mi ha spinto lontano all’ultim momento perché non vedessi,
che non sporcassi di pulviscolo nero le variopinte tue penne,
quale ancor nella mente ti serbo e ti vedo.

E in qualche modo, ancora, tu sei.

Iseo, 1 ottobre 2011

Il falco Hodites rapito dal tempo


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Hodites vestito di aria by Vittorio Volpi
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On line dal 29 agosto 2011

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