Silenzi loquenti

Silenzi loquenti

E silentio! Esterni rumori mi richiamano fuori di me.
Appelli ad unirsi con altri in compagnia, compagni che pretendon notarsi.
Per ascoltare quel che dentro si muove e raramente si ascolta.
Parole, nomi, persone, da una vita sepolti, riprendono vita:
e mi vogliono dire qualcosa, a cominciar dalla lor ricomparsa.
Oppure anche altro, nuovo e mai visto, come incontrato per caso per strada.

Ed essi stessi son comparsi senza intenzione diretta a dirmi qualcosa:
semplicemente son là, sul teatro di posa, passano sotto i riflettori.
La mente riflessiva si spreme a cercare qualcosa che possa comprendere,
ma poi rilassata, andando tranquilla per strada, lo coglie.
La combinazione è perfetta, l’accostamento apre la cassaforte
e solo allora, grattando, scopro il jolly d’una preziosa intuizione.

Lascio fare ai miei ritmi, se mi faccio fretta, tutto rovino anzitempo.
Sbadiglio e pure son sveglio, mi dice che ho azzeccato il messaggio.
È partito da solo, soddisfatto che la mente abbia compreso e tradotto in parole.
Il silenzio favorisce l’espressione: paradossale come gli indovinelli di Sansone:
dal troppo nero scocca una scintilla, dal troppo vuoto si concreta un granello di sabbia.
Quando tengo disteso il mio arco, senza una mira nel tenderlo,
allora colgo la mela al picciolo, perché braccia, arco e mela son uno.

Odo una voce, una “mmm” a bocca chiusa, pura sonorità, senza parole.
Mette in moto gli umori che modulano variamente nei toni la emme
Compaion foreste, il flauto di padre Gabriel, i rumori del silenzio.
C’è tutto un mondo che parla: un ramo spezzato, uno svolio di piccoli uccelli.
Immerso in quel silenzio, nel non-bisogno di comunicare alcunché,
mille vite mi dicon che esisto: mi odon dal respiro, dal passo, tutti sanno son io.


Cremignane, 13 giugno 2015 (7:10)

 

Le impronte Fiori e frutti


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Silenzi loquenti by Vittorio Volpi
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